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Matteo Caroli: Riflessioni sul concetto della sostenibilità e del gioco responsabile

L' intervista a Matteo Caroli, Presidente del Consiglio Direttivo della Fondazione FAIR

Presidente, lei è professore ordinario di gestione delle imprese internazionali alla Luiss Guido Carli e Associate Dean per la sostenibilità e l'impatto alla Luiss Business School, e ha una conoscenza approfondita delle sfide che le imprese stanno affrontando riguardo alla sostenibilità e agli obiettivi dell’Agenda 2030.

Può spiegarci brevemente cosa si intende per tassonomia sociale nel contesto della sostenibilità, e come si applica nel contesto del gioco d'azzardo?

"Nell’Unione Europea, il concetto di sostenibilità ha ricevuto una strutturazione importante con l’introduzione della ‘‘tassonomia ambientale’’, un sistema di classificazione entrato in vigore a gennaio 2023. Il suo scopo è guidare le imprese e gli investimenti verso obiettivi precisi, in particolare ambientali, allineati con il ‘‘Green Deal europeo’’ e alcuni ‘‘Sustainable Development Goals (SDGs)’’ dell’Agenda 2030.

La ‘‘tassonomia ambientale’’ ha un’applicabilità limitata nel settore del gioco d’azzardo, poiché non ci sono molti obiettivi diretti legati a questo ambito.

L'Unione Europea ha sviluppato però una seconda tassonomia, la ‘‘tassonomia sociale’’, che è più rilevante per il nostro settore.  Per tassonomia sociale si intende un sistema di classificazione proposto dall’UE per definire quali attività economiche possano essere considerate socialmente sostenibili. Per il gioco d'azzardo, il focus è sul benessere dei consumatori e sui diritti sociali, come la tutela della salute e la garanzia di prodotti e servizi sicuri."

Come possono le aziende del settore allinearsi a questi obiettivi di sostenibilità?

"Le imprese possono scegliere di aderire volontariamente alla tassonomia, rendendo i propri prodotti e investimenti conformi agli standard della sostenibilità sociale. Per il gioco d'azzardo, significa sviluppare giochi che non causino dipendenza e implementare misure che proteggano i giocatori, come strumenti di autoesclusione e limiti di spesa. Questo promuove un gioco responsabile, contribuendo anche all'inclusione sociale e alla protezione dei consumatori."

E quali sono i principali fattori che un gioco deve promuovere per essere considerato sostenibile?

"Un gioco è sostenibile non solo se rimane nell’area del divertimento, ma soprattutto se ha in sé una serie di misure volte a mitigare possibili comportamenti che possano evolvere verso la problematicità. Un gioco, dunque, che mette al primo posto il benessere dei suoi giocatori."

L‘‘esperienza di gioco’’ è determinante per un gioco sostenibile, ci può spiegare cosa si intende con questo concetto? 

"L’“esperienza di gioco” non è semplicemente il suo risultato finale. L’auspicio della vincita e il senso di rischio sono parte, ma devono appunto rimanere solo “parte”, di un’esperienza più ampia. L’arricchimento derivante dal gioco non dovrebbe, quindi derivare semplicemente dalla eventuale vincita monetaria, ma da quanto si trae da tutta l’esperienza del gioco in sé. Si potrebbe arrivare al caso in cui il gioco offra esplicitamente diverse modalità di arricchimento, tra le quali quello economico non sia tra i più rilevanti.

Il focus sull’esperienza di gioco è decisivo, perché quanto maggiore è il suo contenuto esperienziale, tanto più aumentano tre aspetti positivi: i) la durata del gioco che, a parità di tempo complessivo di gioco limita la dimensione della spesa; ii) il coinvolgimento e lo stimolo di determinate abilità/competenze del giocatore che riduce la componente di pura alea caratteristica primaria dell’azzardo; iii) la spinta a fruire del gioco in compagnia e quindi l’aumento del suo valore di convivialità."

Quali sono, a suo avviso, le condizioni essenziali per evolvere verso un gioco d'azzardo sostenibile?

"Ci sono tre condizioni principali. Prima di tutto, l'industria deve ‘‘innovare il proprio modello di business’.  Un tema importante sarebbe l’adozione di misure di limitazione comuni (es. limiti di deposito, limiti di tempo e spesa) che inizino a creare nel consumatore l’idea di potersi divertire ponendosi dei limiti.’

In secondo luogo, è necessario un'azione decisa per ‘‘marginalizzare il gioco illegale’’, che rappresenta un'alternativa pericolosa per i giocatori più vulnerabili. In questo senso le aziende che adotteranno misure di mitigazione rappresenteranno il confine tra aziende legali (che evolveranno verso il concetto di aziende responsabili) e aziende illegali, che invece inviteranno ad un consumo non controllato. Questo rappresenterà anche un fondamentale ‘‘cambiamento culturale’’: educare i giocatori a riconoscere il valore del gioco responsabile e consapevole, favorendo la scelta di prodotti più sicuri e sostenibili. Le imprese che per prime andranno in questa direzione e sapranno trovare soluzioni vincenti, guadagneranno una elevata brand equity e, nel medio termine una robusta leadership.

La terza direttrice è il cambiamento “culturale” della domanda di gioco, orientandola ai principi sopra illustrati. Tale azione potrebbe essere integrata con quella volta a migliorare l’educazione finanziaria delle persone; del resto, le numerosissime piattaforme internet accessibili a chiunque voglia effettuare, in totale autonomia, investimenti finanziari, anche ad alto rischio e nel breve o brevissimo termine, possono generare danni economici per la persona anche molto peggiori di quelli del gioco.

È chiaro che una diffusa maturazione culturale non si raggiunge nel breve termine e richiede molto impegno; è, però, altrettanto evidente che essa è decisiva per orientare definitivamente il gioco d’azzardo alla sostenibilità. In tutti i mercati, è sempre più chiaro come l’atteggiamento del consumatore, in particolare la misura in cui esso riconosce il valore sociale e ambientale generato dall’azienda, rappresenti una spinta decisiva per gli investimenti in sostenibilità."

Qual è la sua visione sull'impatto del gioco illegale sulla sostenibilità del settore?

"Credo che condizione assolutamente necessaria per l’affermarsi di un business model sostenibile del gioco d’azzardo sia lo smantellamento sistematico degli operatori senza concessione. Se il gioco illegale rimane un’alternativa consistente, l’evoluzione di quello legale verso la sostenibilità non solo è inevitabilmente più contrastata, ma può avere un effetto paradossalmente avverso. È infatti molto probabile che la componente di giocatori a cui sono fissati dei limiti tendano a migrare verso l’offerta illegale che accetta qualsiasi giocatore, continua a proporre formati puramente centrati sull’azzardo e non si preoccupa minimamente di contrastare il potenziale manifestarsi di gioco problematico."

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